Porta Bizantina composta da 54 formelle con episodi della vita di Cristo; Profeti, Apostoli e scene del loro martirio; emblemi cristiani ed iscrizioni, 1070
bronzo ed agemina d’argento in lega di bronzo (oricalco) (500 x 350 cm)- Opera: Porta Bizantina composta da 54 formelle con episodi della vita di Cristo; Profeti, Apostoli e scene del loro martirio; emblemi cristiani ed iscrizioni, 1070 - bronzo ed agemina d’argento in lega di bronzo (oricalco) (500 x 350 cm)
- Autore: Todoro (disegnatore), Staurachios da Scio (fonditore)
- Provenienza dell\’opera: DATO MANCANTE
- Direzione dei lavori: Direzione Generale dei Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie, Dott. Francesco Buranelli e S.E. Rev.ma Mons. Marcello Costalunga, Nesserat e Sannibale. Il restauro è stato affidato a Sergio Angelucci dello Studio di Restauro Angelucci s.a.s. di Roma e Sante Guido Restauro e Conservazione di Opere d’Arte di Roma.
- Indagini scientifiche:
- Contributo:
- Documentazione Fotografica: provenienza sconosciuta
Note storiche
La porta è stata fusa a Costantinopoli nel 1070 e montata lo stesso anno nel portale centrale della Basilica di San Paolo Fuori le Mura; è composta di 54 formelle inserite in un reticolo di cornici lisce, che rappresentano episodi della vita di Cristo, Profeti, Apostoli e il loro martirio, emblemi cristiani ed iscrizioni. Figure, iscrizioni e decorazioni sono tutte realizzate ad agemina, per mezzo di inserti in argento in una particolare lega di bronzo, l’antico oricalco, il cui colore aureo dà all’argento un netto risalto.
Questa splendida porta fu donata da Pantaleone, della famiglia dei Mauroni di Amalfi al tempo in cui la basilica era retta da Ildebrando di Sovana, poi papa Gregorio VII.
Le informazioni, insieme alle firme di chi l’ha disegnata, Teodoro, e del fonditore, Stauracio, sono date dalle numerosissime iscrizioni in latino, greco e siriano, leggibili sulla porta stessa e tali iscrizioni fanno di questo monumento una testimonianza di primo piano anche da un punto di vista storico ed epigrafico.
La porta si inserisce in un gruppo di altri otto manufatti preziosi, pur di dimensione differente, commissionati a Costantinopoli nell’arco di circa cinquant’anni: la porta bronzea di Amalfi, quella di Montecassino, la porta di San Paolo fuori le Mura, quella di Monte Sant’Angelo sul Gargano, quella di Trani, di Salerno e le due di Venezia.
Le prime quattro furono donate da Mauro e da Pantaleone, della stessa famiglia dei Mauroni di Amalfi, tra il 1065 e il 1076. Dai documenti pervenuti si deduce che ambedue, ma i particolare Pantaleone, intendevano con questi doni sontuosi propiziare un’azione politica e diplomatica volta a creare tra l’Imperatore bizantino, il Papa e l’Imperatore germanico un’intesa per contrastare l’espansione dei Normanni che turbava gli equilibri politici di un’ampia area del Mediterraneo e minacciava l’indipendenza di Amalfi e con essa gli interessi dei Mauroni.
Nel 1823 un incendio distrusse quasi completamente la Basilica di San Paolo e danneggiò gravemente la porta; nella ricostruzione dell’edificio la facciata ebbe una porta centrale più grande e nel 1996 quando, a cura dei Laboratori di Restauro dei Musei Vaticani, furono finalmente riparati i gravissimi danni che la porta aveva subito, essa fu collocata nel vano della Porta Santa e rivolta all’interno giacché le condizioni in cui si trovava, nonostante il restauro, non permettevano la sua ricollocazione all’esterno.
A distanza di oltre trent’anni dal suo primo restauro è stato deciso un nuovo intervento nell’ambito dei lavori di preparazione della Basilica per il Giubileo.
Il nuovo intervento si è reso necessario per una diffusa corrosione superficiale, denunciata da un generale scurimento del bronzo e delle decorazioni in agemina che aveva reso illeggibile l’intero manufatto. Si notavano in particolare i segni di pericolose corrosioni localizzate e di tipo puntiforme, danni tipici di un particolare microclima non favorevole (la Basilica è a livello inferiore a quello del Tevere e si verificano copiose infiltrazioni di umidità).
Oltre ai processi di infiltrazione si aggiungono fenomeni dovuti all’inquinamento atmosferico che ha raggiunto anche l’interno della Basilica.
Il nuovo restauro è stato condotto dopo una prima fase di osservazione conoscitiva. Oltre alle indagini sulla situazione conservativa attuale è stata avviata una profonda ricerca archivistica per ricostruire la storia conservativa della porta nei secoli. Si è proceduto a rilevare tutti i dati epigrafici e a metterli in confronto con quelli rilevati nelle porte facenti parte dello stesso gruppo per poter giungere ad una relazione storica comparativa. L’indagine ha rilevato i dati fondamentali di carattere tecnico-scientifico per ottenere una conoscenza adeguata su ciascuno dei materiali costitutivi.
La seconda fase, quella del restauro vero e proprio, si è svolta sulla base del progetto elaborato dopo le analisi conoscitive. Le operazioni sono state condotte in loco senza smontare la porta.
Il primo processo è stato quello della pulitura per eliminare i punti di attacco della corrosione sui metalli e si è potuto così restituire leggibilità e uniformità cromatica al bronzo oltre che evidenza alle parti in agemina.Le analisi avevano confermato che le leghe usate nella primitiva fusione e quelle dei successivi restauri avevano caratteristiche pressoché comuni, ciò ha permesso di adottare un metodo unitario di intervento con evidenti vantaggi nei margini di sicurezza.
I principali interventi operati sono in sintesi: eliminazione dei protettivi applicati precedentemente con l’uso di acetone, eliminazione delle patine di corrosione mediante resina a scambio ionico, lucidatura delle agemine d’argento con gomma siliconica a leggera azione abrasiva, lavaggio a getto di vapore a bassa pressione e contemporanea aspirazione della condensa, inibizione della corrosione localizzata e generale con benzotriazolo, applicazione di un leggero strato di protettivo a base di cera microcristallina.
L’intero processo di restauro è stato puntualmente documentato sia fotograficamente che con il rilievo grafico in scala con tavole tematiche illustranti lo stato di conservazione e le operazioni effettuate.Il restauro è stato celebrato con la solenne cerimonia di apertura della Porta Santa il 18 gennaio 2000 officiata da S.S. Giovanni Paolo II.
Note storiche e critiche tratte dalla documentazione fornita da: Sergio Angelucci, Archivio A.R.P.A.I.
Note sul restauro dalla documentazione fornita da: Sante Guido, Archivio A.R.P.A.I.