Polittico dei Domenicani (Polittico Guidalotti), 1447 ca.
tempera ed olio su tavola (230 x 313 cm)- Opera: Polittico dei Domenicani (Polittico Guidalotti), 1447 ca. - tempera ed olio su tavola (230 x 313 cm)
- Autore: Guido di Pietro, poi fra’ Giovanni da Fiesole, detto Beato Angelico (Vicchio, Firenze, 1395 ca – Roma, 1455)
- Provenienza dell\’opera: Cappella Guidalotti, Chiesa di San Domenico di Perugia
- Direzione dei lavori: Vittoria Garibaldi, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria. Il restauro è stato affidato a Sergio Fusetti, Paolo Virilli della Tecnireco s.r.l. di Spoleto, con la collaborazione di Giulia Perry e Rui Sawada.
- Indagini scientifiche:
- Contributo:
- Documentazione Fotografica: Sandro Bellu, Perugia
Note storiche
Il polittico è stato dipinto attorno al 1447, per la Cappella Guidalotti nella Chiesa di San Domenico a Perugia. Esso raffigura al centro, la Madonna col Bambino e quattro angeli, i Santi Domenico e Nicola da Bari (a sinistra), Giovanni Battista e Caterina d’Alessandria (a destra); nel coronamento, l’angelo annunciante e la Vergine annunciata; la predella distinta in tre tavolette presenta le storie di San Nicola.
Il polittico fu privato della carpenteria originale all’inizio del secolo XVII e nel 1915 venne eseguita quella attuale e i due scomparti di predella copia degli originali conservati dal 1817 nella Pinacoteca Vaticana.
Il Polittico di Perugia rappresenta uno dei vertici della prima maturità dell’artista che ritorna all’uso del trittico gotico, con largo impiego di oro per le campiture dei fondi ma denuncia le larghe influenze esercitate su di lui dalle ricerche luministiche dei fiamminghi. Le sottili, svariatissime trame che percorrono le incisioni sull’oro consentono di creare effetti, così vibranti da rendere tattili le trame delle stoffe e i preziosi inserti di gioielli.
Della predella, l’unico rimasto a Perugia è quello dell’episodio di San Nicola che salva tre giovani condannati a morte e della morte del Santo.
La storia conservativa del polittico ha origine probabilmente nel 1614 quando, a seguito del crollo di parte delle volte, la predella venne divisa dal resto e incassata nel muro presso la porta della sacrestia. Lo smembramento totale, con la conseguente definitiva perdita delle cornici originali, avvenne con la requisizione operata dai francesi nel periodo delle demanianizzioni del 1810: in quel periodo due delle tre tavolette della predella vennero trasportate al Museo Napoleone di Parigi, mentre la terza, quella oggi alla Galleria dell’Umbria, venne trasportata a Roma dal Tofanelli, conservatore dei Musei Capitolini. Successivamente le due tavolette portate a Parigi tornarono in Italia a Roma, ma furono trattenute per entrare a far parte delle collezioni Vaticane.; la terza fu invece restituita alla chiesa. Nel 1860, con il passaggio al Demanio italiano, il Polittico e la predella entrarono nella Pinacoteca perugina.
Il dipinto non passò indenne attraverso le varie vicende che lo coinvolsero ma subì almeno due interventi nel il 1918-1920 e nel 1953. Il primo, eseguito sotto la direzione di Umberto Gnoli, direttore della Regia Galleria, eseguito dal restauratore Colarietti Tosti, mirava a porre rimedio ad uno “spacco longitudinale malamente richiuso e stuccato peggio… a pessimi ritocchi in varie parti…”. Tutte le relazioni e la corrispondenza al riguardo denotano un atteggiamento prudente e attento nei confronti del dipinto oltre che una volontà di avvicinarsi, quanto più possibile, alla restituzione dell’opera antica. Tuttavia ad una più corretta soluzione dei problemi conservativi ed estetici di quest’opera si giunse nel 1953, quando il polittico fu affidato per un nuovo intervento all’Istituto Centrale per il Restauro, sotto la direzione di Cesare Brandi. Proprio a questo storico restauro si deve l’aspetto attuale dell’opera e se da un lato le metodologie brandiane consentono una corretta lettura dell’immagine, indubbiamente si aprono oggi nuovi problemi che hanno indotto a ritenere indispensabile un nuovo intervento.
Si sono rilevati infatti problemi di stabilità di adesione della pellicola pittorica al supporto, microsollevamenti diffusi che si sono dovuti risolvere non soltanto con processi di fissatura localizzata ma anche con un più approfondito studio sui materiali costituenti e sul supporto, per determinare quanto tale situazione influisse sui problemi conservativi.
In fase preliminare si sono evidenziate le situazioni che hanno indotto a praticare un risanamento accurato delle strutture di supporto apposte nel 1953 con la loro sostituzione fatta con materiali più idonei.
Le numerose ed estese lacune, anche se correttamente risolte nell’intervento curato dal Brandi, presentano degrado ed alterazioni causati dai pigmenti e dalle vernici utilizzate. In conclusione l’intervento realizzato si è proposto essenzialmente come “rilettura” di uno dei restauri più importanti tra i numerosi che l’Istituto Centrale per il Restauro condusse negli anni cinquanta su opere della Galleria Nazionale, mantenendone l’impostazione metodologica e aggiornandone i materiali.
Note storiche e critiche tratte dalla documentazione fornita da: Vittoria Garibaldi e Rosaria Mencarelli, Archivio A.R.P.A.I.
Note sul restauro dalla documentazione fornita da: Sergio Fusetti e Paolo Virilli, in V. Garibaldi (a cura di), Beato Angelico e Bonozzo Gozzoli. Artisti del Rinascimento a Perugia, Silvana Editoriale, Cisinello Balsamo (MI) 1998, pp. 127-135.