Otto sculture allegoriche, 1723: La Giustizia, La Carità, La Verità, La Teologia, La Fede, L’Umiltà, La Mansuetudine, La Modestia
stucco (altezza media 200 cm)- Opera: Otto sculture allegoriche, 1723: La Giustizia, La Carità, La Verità, La Teologia, La Fede, L’Umiltà, La Mansuetudine, La Modestia - stucco (altezza media 200 cm)
- Autore: Giacomo Serpotta (da Palermo, 1652-1732)
- Provenienza dell\’opera: ideate per la Chiesa di San Francesco d’Assisi di Palermo
- Direzione dei lavori: Vincenzo Scuderi, già Soprintendente alle Gallerie ed opere d’arte della Sicilia Il restauro è stato affidato alla ditta Serena Bavastrelli Cipolla.
- Indagini scientifiche:
- Contributo: Associazione “Salvare Palermo”, Renata Pucci Zanca, Giovanna Diaconia Terranova, Roberto Tripodo. Associazione Salvare Palermo (La Fede), Renata Pucci Zanca (L’Umiltà), Giovanna Diaconia Terranova (La Mansuetudine), Roberto Tripodo (La Modestia).
- Documentazione Fotografica: Giuseppe Spata
Note storiche
L’intervento di Giacomo Serpotta per la chiesa francescana è registrata nel catalogo delle opere del Mongitore e in un documento autografo pubblicato da Di Marzo che fissa la data nel 1723.
L’iscrizione in una lapide marmorea all’interno della chiesa attesta la trasformazione in pilastri delle primitive colonne della navata e la collocazione di statue in quell’anno.
Il progetto decorativo prevedeva probabilmente l’esecuzione di dodici Allegorie di Virtù, una per ogni pilastro della navata maggiore. I pilastri opportunamente predisposti per ospitare in nicchie le statue, mantennero tale assetto sino agli interventi che furono operati tra il 1824 e il 1837.
A seguito del sisma del 1823 si verificò la rovina di due statue.
A quell’epoca per ragioni statiche e per un adeguamento ai canoni estetici neoclassici, i pilastri furono inglobati entro contrafforti murari a sostegno delle arcate ribassate e le statue persero l’originaria ubicazione.
Nel 1837 vi fu un restauro complessivo delle opere che previde delle integrazioni mimetiche delle lacune con livellamento lungo i bordi di commessura e patinatura finale, debordante oltre la zona risarcita in modo da nascondere l’integrazione.
L’analisi della materia utilizzata nelle riparazioni e nei rifacimenti ottocenteschi ha evidenziato l’uso di materiali impropri.
Le trasformazioni dello spazio della basilica comportarono la perdita dell’originale percorso figurativo-concettuale predisposto dal Serpotta.
Dopo il 1943, i lavori di restauro post-bellici, sulla spinta dei recuperi medievalistici, si tradussero in operazioni di ripristino architettonico della basilica francescana. Al termine, sacrificate all’esigenza culturale dell’estetica neo-gotica e ai nuovi assetti spaziali, compromesse nell’unità figurativa, le statue ebbero l’angusta sistemazione attuale.
Nel 1950 ci fu un nuovo intervento condotto dal Mignosi che intervenne nelle parti lacunose del modellato ricostruendo velo e drappo del panneggio della statua dell’Umiltà, dove incise firma e data. Il criterio di notorietà dell’intervento e del suo esecutore era prescritto nelle procedure deontologiche d’intervento, me il restauro, pur soddisfacente nella cura di aspetti tecnici e matrici non si discosta molto dai criteri metodologici della prassi ottocentesca.
Pur riconoscendo la necessità del risanamento in tessuti matrici, fragili e inconsistenti, quale lo stucco, dove le fratture del rivestimento, denudando la struttura interna disomogenea, l’espongono alla corrosione atmosferica (Tantillo Mignosi), non può tacersi che il restauro del ’50, nella dialetticità metodologica di esteticità e storicità, ne disattende i principi (Brandi). Dagli anni ’50 ad oggi, successive alterazioni dello stato conservativo hanno fatto emergere l’esigenza del restauro attuale. Relativamente alle procedure seguite nelle fasi di intervento, questo corrisponde ai requisiti metodologici richiesti: liberazione dei depositi di sporco, mantenimento dell’unità figurativa originaria, senza interpretazioni personalistiche e mimetiche, riconoscibilità dell’integrazione con distinzione dell’aggiunta.
Note storiche dalla documentazione fornita da: Mariny Guttilla, Archivio A.R.P.A.I.
Note sul restauro fornite da Serena Bavastrelli, Archivio A.R.P.A.I.